La notte scorsa, per accelerare i lavori, la presidenza delle Commissioni ha evitato di mettere in votazione un pacchetto di emendamenti, tra cui quello sulla liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, convinto assertore delle liberalizzazioni, ha dovuto cosi' ingoiare un boccone amaro. Ma la difesa della lobby dei farmacisti - e' questa l'analisi che circola in Transatlantico - e' costata cara ai lavoratori precoci, perche' nel pacchetto di emendamenti non votato ce n'era un altro per loro importantissimo, e bipartisan: l'abolizione della penalizzazione nei confronti di chi va in pensione con 42 anni di contributi, prima pero' dei 62 anni di eta'. Per tutto il pomeriggio il governo e i relatori alla manovra, Pier Paolo Baretta (Pd) e Maurizio Leo (Pdl), hanno discusso se fosse opportuno introdure subito quella correzione e porre la fiducia su un testo modificato rispetto a quello licenziato dalle Commissioni. Alla fine si e' scelta la linea di non introdurre modifiche alla manovra, rinviandole a provvedimenti successivi, appunto il milleproroghe.