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Martedì 10 Gennaio 2012 20:00

«Sostenibilità? Premiata negli stipendi» In primo piano

(Eticanews.it) - Milano - Il nuovo regolamento in materia di trasparenza sulle remunerazioni approvato dalla Consob «servirà a frenare alcuni degli abusi registrati in passato, ma non basta». Nel documento, infatti, la questione dell'interesse della società nel lungo periodo in relazione alle finalità aziendali «è un concetto appena accennato, lasciato implicito». L'Autorità ha fatto un piccolo passo nella giusta direzione, ma c'è ancora da fare sul fronte della responsabilità sociale e ambientale. A sostenerlo è Davide Dal Maso, partner di Avanzi e segretario generale del Forum per la finanza sostenibile che ha partecipato alla consultazione promossa dalla Consob per raccogliere idee e proposte per la stesura del regolamento.

Come valuta la normativa approvata dall'Autorità per la trasparenza sulle remunerazioni? In linea di massima mi sembra un passo avanti, perché disciplina una materia in cui sono stati commessi molti abusi in passato. Non c'è dubbio, per esempio, che alcune scelte poco responsabili siano state legate esclusivamente agli interessi dei top manager, incentivati a privilegiare soprattutto gli obiettivi di breve periodo. Delle vostre proposte, però, pare che non ci sia traccia nel regolamento. Noi avevamo chiesto che le politiche di remunerazione, e di premialità in generale, fossero collegate agli aspetti ambientali e sociali dell'attività dell'impresa. Purtroppo, constatiamo che questa richiesta non è stata presa in considerazione dalla Consob. Basta provare a fare una ricerca utilizzando parole chiave come "responsabilità sociale" o "responsabilità ambientale" per rendersi conto che non si trova niente di tutto questo. Ma ce l'aspettavamo, forse era una richiesta troppo avanzata. Come si può sperare allora che le imprese introducano aspetti fondamentali per la finanza sostenibile nella loro attività? La regolazione da parte della Consob è uno degli strumenti per sollecitare i mercati finanziari, ma non è l'unico. È per questo motivo che, oltre a partecipare alle sollecitazioni dell'Autorità di controllo, ci dedichiamo ad attività di sensibilizzazione e promozione culturale. Questi due aspetti devono andare sempre di pari passo: se avessimo norme più avanzate rispetto a quelle che il contesto è pronto ad accogliere, le leggi verrebbero disapplicate. Oltre all'importanza di avere stilato un regolamento che pone la questione sul tavolo, quali aspetti rilevanti emergono dal contenuto delle norma? Ho letto un accenno all'interesse della società nel lungo periodo (si veda pagina 20, lettera i, del regolamento allegato qui, ndr). In questo caso si fa riferimento a un interesse che non è solo quello degli azionisti, ma è più vasto. Si tratta di un'apertura verso il concetto di responsabilità nei confronti degli stakeholder, anche se è stato inserito in modo molto implicito. A ogni modo, è un passo nella direzione giusta. Quale legame vede tra i concetti di responsabilità ambientale e sociale e la trasparenza sulle remunerazioni? Le remunerazioni e, in generale, le politiche premiali per i manager, influenzano le strategie delle imprese. Se queste leve sono usate per massimizzare il valore economico nel breve periodo, dunque, è probabile che sarà distrutto capitale sociale e ambientale. Al contrario, se cercano di bilanciare gli interessi contrapposti dei vari stakeholder, le politiche di remunerazione dovrebbero riflettere queste strategia. Le politiche di remunerazione, quindi, dipendono dagli obiettivi complessivi che un'impresa si è data? Le politiche di remunerazione sono lo specchio della strategia dell'impresa, perché indicano ai manager che cosa è importante fare e che cosa non lo è. Se l'impresa dichiara di avere a cuore il trattamento dei lavoratori ma poi premia i manager solo sulla base dei profitti, per esempio, il manager sarà incentivato a sfruttare al massimo il capitale umano, piuttosto che valorizzare le risorse umane. Queste politiche fanno capire al manager che cosa si aspetta da lui l'azionista . E a cosa è interessato in particolare un investitore sostenibile? È interessato a investire in società che guardano alla creazione di valore in senso sociale e ambientale e pensa nel lungo periodo. Si tratta di un investitore più paziente, non speculativo e attento agli impatti della propria attività di investitore. Questo regolamento spingerà le società a cambiare qualcosa? Penso proprio di sì. Alcuni abusi, alcune situazioni limite del passato, saranno più difficili da giustificare e da realizzare. La nuova normativa, infatti, da un lato non pone divieti assoluti, ma dall'altro chiede di motivare sempre le scelte. In questo modo, il management ci penserà due volte prima di presentare qualcosa di impresentabile all'assemblea degli azionisti. Quali variabili bisogna analizzare per valutare il comportamento delle aziende in questa materia? Essenzialmente sono considerati importanti almeno questi due elementi: il rapporto tra le remunerazioni più alte e quelle più basse e quello tra il valore creato dal manager e la remunerazione prevista. L'uso delle stock option come premio al top management ha spinto molti dirigenti a puntare tutto sull'andamento del titolo in Borsa nel breve periodo, ma l'utilizzo di questo strumento è diminuito negli ultimi anni. Pensa che la nuova normativa frenerà ancora di più questa prassi? Negli ultimi anni si è fatto un abuso straordinario delle stock option, ma il fenomeno si è ridimensionato parecchio, in effetti. Credo che anche il regolamento contribuirà a contenerlo. Le nuove regole si applicheranno solo alle società quotate. Pensa che dovrebbero riguardare anche le altre? Sì, è assolutamente auspicabile. Vedo l'urgenza di una norma di questo tipo anche per le società non quotate, che hanno comunque degli stakeholder, degli investitori, ma dato che hanno meno obblighi di trasparenza sono anche più opache.


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