nsomma il decreto di cui si sta discutendo ora in Parlamento e' un provvendimento 'ponte', di accompagnamento verso quel traguardo, e che trova i suoi cardini nella progressiva ''riduzione delle aspettative di sostegno'' economico da parte delle societa' editrici, facendo al contempo ''politica industriale'', ad esempio sostenendo il passaggio al digitale. Ma anche l'aspetto di moralizzazione, oltre che economico, che lega i contributi all'effettiva vendita di copie e non piu' alle copie distribuite, guarda a una gestione aziendale piu' oculata e razionale, rimarca il sottosegretario, ricordando come fino ad ora molti editori abbiano spesso inutilmente e costosamente dilatato la tiratura solo ai fini dell'ottenimento del finanziamento pubblico. ''Stiamo parlando complessivamente di 260 testate sull'intero territorio nazionale - ha sottolineato Peluffo riferendosi alla platea degli interessati al decreto - di cui 11 testate politiche, 137 testate di giornali diocesiani e 112 cooperative, per un totale di 1.600 giornalisti regolamente assunti. E' un numero, un'entita' non trascurabile di lavoro, correttamente considerato nel decreto, che da' prevalenza ai giornalisti regolamente assunti, perche' e' giusto che i giornali siano prodotti, confezionati da giornalisti''. Peluffo infine si e' impegnato, sul punto specifico dell'equo compenso sollevato da diversi deputati interventuti nella discussione generale, di aprire un tavolo con il ministero del Lavoro.