Tante volte essi ci hanno dato appuntamento qui in Assisi. Tante volte - ha aggiunto il custode del sacro convento nell'omelia - hanno fatto visita a San Francesco. I santi, si sa, amano stare insieme per contagiarsi a vicenda nell'amore e nella verità. Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono stati tante volte qui e in questa occasione vogliamo invocarli: state con noi, contagiateci con la vostra santità! Anche noi, come voi, abbiamo desiderio di santità! E vogliamo dirvi la nostra gratitudine. Grazie san Giovanni XXIII Papa, gigante "buono" che hai impresso una svolta inarrestabile al cammino della Chiesa indicendo il Concilio Vaticano II col sorriso, con la semplicità e la serenità di chi al mattino si alza sapendo che potrà farsi il segno della croce, lavarsi e fare colazione... per grazia di Dio. Grazie san Giovanni Paolo II Papa, gigante "della famiglia", che con forza straordinaria hai attuato la profezia del Concilio nel sospingere la Chiesa verso e dentro la famiglia universale degli uomini, facendoti carico dei problemi delle famiglie degli uomini, fossero esse piccoli nuclei o grandi popoli. Grazie ad entrambi, perché ci avete mostrato come si accosta la sofferenza dell'uomo e come la si vive sulla propria pelle. Indelebile l'immagine di Giovanni XXIII in punto di morte che il Card. Capovilla, suo segretario all'epoca, ci ha consegnato: "Santo Padre ci sono tante persone in piazza, se le vedesse". E san Govanni XXIII: "È il Papa che muore, io li amo, loro mi amano". Indimenticabile il volto di Giovanni Paolo II che sofferente, senza avere la forza di parlare, benedice la folla in Piazza san Pietro nell'ultima Pasqua che egli ha vissuto nel mondo, il 27 marzo 2005. Morirà il 2 aprile, vigilia dell'ottava di Pasqua, festa della divina misericordia, qualche ora dopo aver sussurrato queste ultime parole rivolte ai tanti giovani accorsi in piazza san Pietro: "Vi ho cercato. Adesso voi siete venuti da me. E di questo vi ringrazio." Guardando a voi, giganti in umanità e in santità di vita, ci sentiamo piccoli e come fanno spesso i bimbi vi chiediamo: come avete fatto? Quali doni straordinari avete ricevuto? Le vostre virtù e le vostre eccezionali capacità come le avete costruite? Tento di tradurre il loro insegnamento. La grandezza dell'uomo e la sua santità non risiedono nei doni o nelle capacità. Ciascuno ha doni e capacità singolari, e sono tutti preziosi, utili e indispensabili affinché il bene pieno raggiunga il mondo intero. La santità è piuttosto mettere la propria povera umanità a nudo davanti a Dio, fino a smettere di preoccuparsi dei propri talenti perché sempre più occupati dal rapporto con Gesù. Così fiorisce l'umanità, così si forgia, si illumina, diviene strumento nelle mani di Dio per trasmettere benevolenza, coraggio, luce... a tutti. padre Mauro Gambetti, Custode del Sacro Convento