Partendo dalle periferie visitate da Francesco nel suo ultimo viaggio in America Latina, nasce infatti una nuova prospettiva sociale che riesce «a mettere in una relazione feconda grandi temi che finora hanno camminato per strade parallele senza incontrarsi mai». Oggi, infatti, «non si possono più disgiungere la difesa della dignità umana dalla custodia del creato e la valorizzazione della famiglia dalla denuncia di un'economia iniqua». Questa nuova primavera, inoltre, afferma l'Arcivescovo di Perugia, sembra essere anche «l'avveramento di una profezia»: annunciata per primo da Pio XII nel 1958 come un «tempo di rinnovamento», di «fiduciosa attesa» e «di speranza»; auspicata da Giorgio La Pira come una «primavera missionaria» verso i popoli dell'Asia e dell'Africa; e inaspettatamente confermata, infine, da Giovanni XXIII con l'annuncio provvidenziale del Concilio. Il Vaticano II, scrive Bassetti, «ha rappresentato e rappresenta tutt'ora una nuova stagione per la Chiesa: un'autentica primavera ecclesiale che non ha temuto e non teme i profeti di sventura, che guarda con sapienza e discernimento ai segni dei tempi e che, senza cedimenti alla mondanità, aspira alla medicina della misericordia. I grandi temi conciliari sono, indiscutibilmente, i temi di oggi». La spiritualità del Concilio, come disse Paolo VI, può essere riassunto con la parabola del samaritano. In quella parabola, che invita a prendersi cura degli ultimi e alla «scoperta dei bisogni umani» - è sempre Papa Montini che parla - si fonda il «nostro nuovo umanesimo». Un nuovo umanesimo, dunque, che ha molto da imparare dalla «freschezza umana e spirituale delle periferie» visitate da Francesco in America Latina. In quelle periferie, conclude il Cardinale, risplende la primavera della Chiesa che non è soltanto «un proposito per il futuro», ma è il «prodotto storico di uno sguardo profetico sul mondo che nasce da lontano». fonte com