Basterebbe soltanto questo concerto a far ricordare l'edizione 2015 di UJ che il direttore artistico Carlo Pagnotta, era riuscito ad aggiundicarsi con le due star. Stasera, sempre all'arena Santa Giunana , dopo 10 anni dopo il suo debutto per Blue Note e il Grammy vinto nel 2013 nella categoria "Best R&B Allbum" con il suo quinto lavoro "Black Radio", Robert Glasper torna a Umbria Jazz in trio per presentare il suo nuovo album in uscita a giugno dal titolo Covered, registrato live al Capitol Studios. Dopo le incursioni nell'hip hop e nel R&B sotto la sigla Experiment, Glasper con i suoi compagni Vicente Archer al basso e Damion Reid alla batteria torna al jazz più puro e intimo, con un repertorio composto principalmente da cover di artisti tra i preferiti dello stesso Glasper: Radiohead, Joni Mitchell, Jhene Aiko, John Legend, Kendrick Lamar. Non mancano tuttavia alcuni brani originali composti per l'occasione. Un ritorno alle origini per i tre musicisti, insieme nei primi lavori marcati Blue Note del pianista originario di Houston: Canvas del 2005 e In My Element del 2007. Attingendo principalmente dal jazz, ma rifiutando energicamente di essere immobilizzato da un unico genere o stile, Glasper- spiega una nota - e i suoi strepitosi compagni di viaggio ci presentano un album che non conosce confini. Mai banale, mai forzato, dove tutto si combina insieme, senza soluzione di continuità. Glasper sta inoltre lavorando alla colonna sonora originale per il film su Miles Davis attualmente in produzione. Del programma eccezionale di UJ ha parlato recentemente lo stesso Arbore. "Quest'anno ad Umbria Jazz c'e' un cast veramente eccezionale. Io vado in giro per il mondo e devo dire che Umbria Jazz e gli artisti italiani sono considerati un'eccellenza come la Ferrari, Fellini e Benigni". Il Presidente della Fondazione Umbria Jazz, ai microfoni di inBlu Radio, network delle radio cattoliche italiane, durante il programma "Mattinata inBlu Estate" ha definito il Jazz italiano, "il secondo del mondo ma per certi versi quando si trasforma in sperimentale allora diventa un jazz autonomo da esportazione. Quando mi sono affacciato al jazz, quello italiano era una derivazione di quello americano. Oggi non e' piu' cosi', perché il jazz italiano e' del tutto autonomo".