"Sentenze come questa riportano il nostro Paese culturalmente indietro di decenni – continua la parlamentare – e rischiano di costituire un freno alla denuncia da parte delle vittime di violenze che spesso sono già restie a farlo per timore di ritorsioni da parte dell'accusato e per paura di essere loro stesse messe sotto processo. Le motivazioni addotte dalla Corte fiorentina – evidenzia Galgano – hanno scatenato le proteste dell'opinione pubblica e delle associazioni che assistono le donne proprio perché sembrano fare questo ovvero giudicare la vita privata e sessuale della vittima che, si legge nella sentenza, con la sua denuncia voleva 'rimuovere' quello che considerava un suo 'discutibile momento di debolezza e fragilità', ma 'l'iniziativa di gruppo' non venne da lei 'ostacolata'". "Dopo le motivazioni della sentenza, la ragazza, che a sette anni di distanza è ancora vittima di una forte depressione – continua la deputata di SC - ha scritto una lettera in cui sostiene di essere stata messa in discussione per le sue scelte di libertà, impressione rafforzata dal mancato ricorso in Cassazione da parte della Procura di Firenze. Quella che ci troviamo a dibattere è una questione di rispetto ma prima ancora di civiltà che non può essere semplicemente archiviata. Per questo – chiude Galgano - chiedo al Ministero di fare chiarezza sulle ragioni dell'accusa e sulla pronuncia dei giudici rassicurando la ragazza in questione e tutte le vittime di violenze".