"Rispetto alle riforme degli anni Novanta e Duemila – ha spiegato Marini - se c'era un elemento zoppo era proprio l'assenza di un Senato delle autonomie: un luogo in cui trovasse sede il confronto fra i principi dell'unità e del decentramento. Un ruolo che è stato poi affidato alla Corte Costituzionale perché le leggi delle Regioni e dello Stato sono state oggetto di continui ricorsi. Si apre invece ora la fase di un nuovo confronto tra Regioni e Comuni sul nuovo titolo V e sul Senato federale. Quest'ultimo dovrà diventare il luogo della politica in cui le Regioni e gli enti locali saranno chiamati non solo a partecipare alla fase legislativa sui provvedimenti che li riguardano, ma in cui dovranno anche valutare l'impatto delle politiche pubbliche nazionali, ed anche europee, sui territori. Forse in passato abbiamo lavorato troppo 'divisi': Comuni con i Comuni, Province con le Province, Regioni con le Regioni. Oggi abbiamo bisogno di condividere un percorso che è quello di una visone comune, di un 'progetto paese'. E sotto questo profilo sono certa che la Conferenza delle Regioni, come ha già fatto in passato, non mancherà di fornire il proprio contributo propositivo". Rispetto poi al futuro assetto delle Regioni, Marini - e' detto in una nota - ha sottolineato come, "più che alle dimensioni, occorra puntare sull'aggregazione di competenze e sull'esercizio unitario di alcune funzioni". Per fare un esempio "le tre Regioni dell'Italia centrale - ha concluso la presidente dell'Umbria - - hanno messo insieme capacità, competenze amministrative e istituzionali per favorire la semplificazione e l'efficienza nei campi della sanità, dell'export, dell'innovazione. Per offrire insomma servizi migliori a imprese e cittadini". fonte com