"La consapevolezza che la prima opera sociale che l'imprenditore svolge è il "saper fare impresa" - ha concluso Pellerucci - definisce la sua centralità in qualunque tentativo volto a creare la maggiore compattezza civile possibile". La ricerca - spiega una nota - ha coinvolto 500 Piccole e Medie Imprese clienti di Pagine Sì!, dislocate sull'intero territorio nazionale. Il 56,7% delle aziende intervistate fa attività per il sociale. Il 41% delle PMI che fanno attività per il sociale ha dichiarato che il business nel 2016 andrà meglio del 2015, il 48% lo prevede in linea mentre solo il restante 11% in peggioramento. Tra le aziende che al momento non fanno attività per il sociale, invece, solo il 19% ha dichiarato che nel 2016 andrà meglio del 2015, il 43% lo prevede in linea, mentre ben il 38% lo attende in peggioramento. Un'altra evidenza importante riguarda l'assegnazione dell'8 e del 5 per mille: rispettivamente il 55,1% ed il 44,6% delle aziende intervistate, infatti, non ha saputo ricostruire a che tipo di Ente li avesse devoluti nel 2015. Entrando nello specifico, i 2/3 del 56,7% delle aziende che fanno iniziative sociali, partecipano a progetti più ampi, mentre 1/3 investe in iniziative proprie. I campi delle attività vanno da quelle strettamente a carattere sociale, comprensive di aiuto a rifugiati e disabili (22,2%) al sostegno alla Famiglia (18,5%); da iniziative in favore della Cultura (18,5%) a quelle relative allo Sport (14,8%). Nell'81% dei casi le attività non sono riconducibili al settore di appartenenza dell'azienda. Per quanto riguarda l'impegno economico per il sociale - concludela nota - , il 16% delle aziende intervistate investe oltre il 2 per mille del fatturato in attività etiche, il 24% tra l'1 e il 2 per mille, mentre il 60% meno dell'1 per mille. Il 55,6% delle aziende intervistate, infine, sviluppa le loro attività etiche in modo disinteressato, in quanto ritiene che le attività per il sociale non portino benefici tangibili al loro business. fonte com