La campagna, nata dalla collaborazione tra USL Umbria 1, Università di Perugia, i Comuni del comprensorio, istituti scolastici, associazioni di volontariato e Grande distribuzione, si è rivelata efficace, raggiungendo e, in alcune aree, stabilizzando fino al 90% le vendite di sale iodato, che sul territorio nazionale si attestavano al 55% nel 2013. In particolare, il monitoraggio delle vendite effettuato nel 2015 ha rilevato i seguenti dati di vendite di sale iodato: In Umbriail 74% (su 1.277.016 confezioni), nei territori della USL Umbria 1 il 75 per cento (su 829.431 confezioni), nel solo Distretto sanitario dell'Alto Chiascio il 78 per cento (su 117.037 confezioni). Non a caso i successivi studi hanno dimostrato che durante i sei anni di implementato consumo del sale iodatola prevalenza del gozzo era significativamente diminuita passando dal 29 per cento del 1995 all'8 per cento del 2001. Nonostante alcuni casi esemplari, l'Europa - aggiunge la nota - rimane una delle aree a più basso consumo di sale iodato nelle famiglie (27 per cento contro il 90% delle famiglie statunitensi). In Italia si ammalano di gozzo circa 6 milioni di persone, più del 10 per cento della popolazione generale e almeno il 20 per cento della popolazione giovanile, con un impatto economico stimato in oltre 150 milioni di euro all'anno. Si stima che un neonato su 3mila nasce con una forma di malattia tiroidea. In età adulta le donne sono molto più soggette alle malattie tiroidee (il 20 per cento di possibilità in più) rispetto agli uomini. In Italia, oltre all'introduzione dello screening neonatale obbligatorio su tutti i bambini per la presenza di carenze iodiche e alle campagne nazionali e locali di prevenzione, esiste anche una legge (del 21 marzo 2005) che definisce, ai fini della iodoprofilassi, le modalità di utilizzo e di vendita del sale alimentare arricchito con iodio, destinato al consumo diretto oppure impiegato come ingrediente nella preparazione e nella conservazione dei prodotti alimentari. fonte com