Si tratta, indubbiamente, di un appuntamento di eccezionale importanza per almeno due motivi. In primo luogo, perché questo nuovo sinodo, è bene ribadirlo con chiarezza, non è certo il frutto di una estemporanea moda ecclesiale ma è il prodotto autentico di un modo di essere Chiesa che proviene direttamente dal Concilio Vaticano II. In secondo luogo, perché ci troviamo di fronte ad un drammatico paradosso del nostro tempo: la sconcertante superficialità con cui si parla dei giovani». «Viviamo, infatti, in un mondo totalmente pervaso da immagini stereotipate di giovani bellissimi e fortissimi – ha proseguito il cardinale – che con i loro corpi e i loro sguardi occupano le copertine patinate di molti giornali e le fotografie di molte pubblicità. Tutto il discorso pubblico, inoltre, è caratterizzato da una retorica giovanilistica, soprattutto in politica, in cui molti dicono di spendersi per le giovani generazioni... Eppure, molto spesso si ha la sensazione di ascoltare un copione recitato a soggetto, senza anima e cuore. Ed è qui, a mio avviso, che si colloca la centralità del prossimo sinodo. Di fronte all'effimera leggerezza con cui ci si riferisce alle giovani generazioni, si staglia la preoccupazione sapiente di una Chiesa che è un'autentica madre dei suoi figli. E allo stesso tempo ritornano le parole di don Milani: questi giovani ci stanno a cuore». Avviandosi alla conclusione del suo editoriale, Bassetti evidenzia come «i giovani sono sempre più spesso i nuovi poveri. Una povertà esistenziale - caratterizzata da «bambini orfani di genitori vivi» e da «giovani disorientati e senza regole» come ha scritto Francesco nell'Amoris laetitia - e una povertà sociale che significa convivere con una precarietà economica umiliante che, nel caso delle donne, si accompagna da un odioso ricatto: scegliere tra una maternità desiderata e un lavoro necessario. L'unica risposta a questa duplice povertà è la risposta della fede in Cristo. Di una fede che, come scriveva nel 1957 don Milani, non "sia qualcosa di artificiale aggiunto alla vita" ma sia invece un "modo di vivere e di pensare"». fonte com R. L.