Se c'è una perdita significativa, che nel 1997 era indicata in oltre il 20%, allora viene riconosciuto all'impresa un contributo pari a una quota della differenza negativa. Quota che nel 1997 era del 20% e comunque non oltre i 100 milioni di lire, cioè 50mila euro di oggi". La presidente Marini alla domanda circa il fatto che tali indennizzi potrebbero configurarsi come "aiuti di Stato", non consentiti dalle regole comunitarie, risponde che "forse il rischio c'è, ma qui rischiamo la desertificazione economica e produttiva del settore turistico-ricettivo, che da noi è fatto da piccole e medie imprese. Ci sono alberghi, in comuni del cratere ma anche fuori, che sono agibili e non hanno un cliente, ma devono comunque pagare tributi e imposte. Serve per forza una forma di aiuto indiretto". Quanto alla ipotesi di una "no tax area", proposta soprattutto da alcuni soggetti di categoria, la presidente Marini argomenta che se già l'eventuale indennizzo al danno indiretto potrebbe configgere con le regole europee "con la 'no tax area' l'impatto è ancora più 'robusto'. E poi si concede un beneficio sia a chi ne ha bisogno sia a chi continua a fatturare". Altri temi oggetto dell'intervista, quello delle iniziative per favorire gli investimenti attraverso la riprogrammazione dei fondi strutturali nelle quattro regioni coinvolte dal'emergenza sisma; l'operatività dell'ufficio speciale per la ricostruzione ("tra 15 giorni sarà a regime con 71 tecnici"); la delocalizzazione delle aree industriali in alcuni dei principali comuni della Valnerina, come Norcia e Preci. fonte com