Non è che oggi i cattolici non facciano politica, non è che non militino nei partiti, lo fanno però sparpagliati, per scelte personali e dunque con un grado di incisività pari a zero. la campagna referendaria dello scorso mese poteva , per sua natura, rappresentare il momento più opportuno per rivedere i cattolici in prima fila, non più divisi. nel 1946 fu proprio la determinazione unitaria, nella Democrazia Cristiana, che permise ai cattolici di imprimere un segno decisivo in quella costituzione che ancora oggi è la carta di tutti noi. furono i protagonisti della ricostruzione dell'italia post fascista. oggi invece neppure un confronto, quello referendario, che poteva essere meno inquinato da divisive logiche partitiche, è riuscito a ricomporre la diaspora dei cattolici. E' insufficiente allora ricordare, sia pure con ammirazione, l'impegno dei vescovi, dei movimenti cattolici, la presenza di quella straordinaria solidarietà caritatevole diffusa, se poi là dove si fanno le scelte, in parlamento ma anche nei consigli regionali e comunali, i cattolici, perché divisi e in qualche occasione anche pavidi, non riescono a far prevalere le loro idee per esempio sulle unioni di fatto, a dire una parola di chiarezza sui fantomatici registri delle coppie di fatto, sulla organizzazione dei consultori, più abortifici che ambulatori di prevenzione, su una legislazione a favore delle famiglie e, infine, come con forza predica papa Bergoglio, per far aprire le porte e i cuori ad una disperata immigrazione di dimensioni bibliche respingendo invece pulsioni xenofobe che ormai allignano anche tra tanti credenti e sempre più tra la "benpensante" opinione pubblica. la sensazione è che, lo dico in generale e non specificatamente a qualcuno, si continui ad indugiare nelle lodi dell'impegno pre politico dei cattolici, dimenticando che storicamente dalla Rerum Novarum, come richiamava Bocci, questo c'è sempre stato anche in Umbria grazie ad alcuni preti illuminati che tra l'altro fecero nascere Cooperative di Credito, e prima ancora i monti frumentari e di pietà che contribuirono a sollevare i contadini piegati dalla mezzadria e gli artigiani da una povertà endemica. Se in tempi assai difficili, l'impegno sociale dei cattolici ebbe successo e fu protagonista del cambiamento e della modernizzazione dell'Italia è perché fu seguito e sostenuto da una presenza unitaria e militante dei cattolici in politica. Oggi si discute su una nuova legge elettorale proporzionale. Storicamente e nei fatti questa potrebbe, teoricamente, essere la palestra giusta per un rinnovato e comune impegno ma, senza farsi illusioni, difficile da guadagnare perché il contesto è un altro, perché nel frattempo è profondamente cambiata anche la chiesa, mondiale, senza più predilezioni, con un Papa che è, più che vescovo di Roma, per un francescanesimo universale. Allora avranno ragione quelli che prediligono la presenza organizzata dei cattolici solo nel sociale, così sarà naturale ricevere diuturni elogi per l'impegno ma altrettanto scarsi riconoscimenti e sicura ininfluenza nelle sedi istituzionali. articolo di Maurizio Ronconi Abstract fonte com