Baban, nel suo intervento, si è soffermato con particolare rilievo - spiega una nota - sul problema dei danni indiretti, generati cioè dalla riduzione del volume di affari, che stanno assumendo, soprattutto nell'attività turistica, dimensioni pesantissime e tutt'altro che transitorie. "Si tratta di un fenomeno – ha sostenuto Ernesto Cesaretti presidente di Confindustria Umbria – che la nostra Associazione ha messo in evidenza da subito e che va ben al di là dell'area colpita dal sisma e che coinvolge l'Umbria, come le Marche, quasi nella loro interezza, a causa di una comunicazione erronea e distorta, ma anche per mancanza di opportune iniziative di informazione e di promozione". A questo riguardo, il vice presidente di Confindustria ha citato come emblematico proprio il caso dell'Umbria spiegando come mete turistiche tradizionali ed affermate come Assisi, Perugia, Gubbio Città di Castello, Todi, Orvieto, pur non interessate dagli eventi sismici, abbiamo visto crollare (si parla di un 30-35% di arrivi e presenze - ndr -) le presenze turistiche. Una "desertificazione turistica" su cui in più occasioni si è soffermato anche il presidente della Sezione Turismo di Confindustria Umbria Andrea Sfascia ritenendo indispensabili e urgenti provvedimenti a sostegno di un comparto fondamentale per l'economia umbra. A tal proposito Confindustria nazionale, per voce di Baban, ha evidenziato la necessità, accanto ad un efficace piano di comunicazione e di promozione turistica, di misure di carattere congiunturale e temporaneamente strutturali. "Nel primo caso – ha detto Baban – le misure dovrebbero consistere nell'applicazione di compensazioni da introdurre in via generale per il risarcimento del cosiddetto danno indiretto, subìto dalle imprese non danneggiate fisicamente dal sisma, che vada anche al di là dell'area direttamente colpita. E tale misura dovrebbe valere non solo per il settore turistico, ma in generale per tutte le attività colpite indirettamente dal sisma, la cui sopravvivenza, in un contesto economicamente più debole, sarebbe seriamente compromessa da un sensibile e imprevisto calo del giro di affari da fronteggiare nell'immediato, indipendentemente dall'andamento economico generale o settoriale di riferimento". "Altrettanto interessante per la nostra economia regionale – conclude Andrea Sfascia - la proposta avanzata da Confindustria riguardante la attivazione di "zone franche urbane", come già avvenuto a seguito del terremoto dell'Aquila e dell'Emilia. Una misura, questa, di carattere temporaneo finalizzata a limitare fenomeni di delocalizzazione, anche nelle residenze civili delle aree urbane, attraverso meccanismi di riduzione della fiscalità statale e locale". fonte com