Il vino prodotto dalla Monrubio verrà imbottigliato e commercializzato dal gruppo Cevico sul mercato nazionale ed estero, con una prima produzione di 18mila bottiglie complessive fra Orvieto classico secco ed abboccato e rosso. "Con passione, cerchiamo sempre di dare il meglio per valorizzare il nostro patrimonio vitivinicolo", ha sottolineato Riccardo Cotarella, enologo della Monrubio. "Una collaborazione – ha rilevato l'enologo del gruppo Cevico Pierluigi Zampa – che parte dal sapere e dall'ascolto del territorio". Per l'assessore regionale Cecchini, "un accordo importante che consente di fare massa critica e porta valore aggiunto alla fatica, alla competenza e al lavoro di chi investe per mantenere integro un paesaggio quale quello umbro e italiano che senza vigneti perderebbe i suoi connotati identitari". Un patrimonio, quello vitivinicolo, di indiscusso valore anche per lo sviluppo del turismo: il Parco 3A-Parco tecnologico agroalimentare dell'Umbria, che dal 2008 al 2013 si è occupata della certificazione dei servizi di accoglienza in cantina per conto del Movimento del Turismo del vino a livello nazionale, ha voluto dedicare un "focus" all'enoturismo, in particolare alle prospettive di crescita ancora inespresse, invitando a un confronto il presidente nazionale del Movimento del turismo del vino, Carlo Pietrasanta, il presidente umbro Filippo Antonelli, il presidente del Coordinamento regionale delle Strade del vino e dell'olio dell'Umbria Paolo Morbidoni, il presidente dell'Assogal Albano Agabiti e l'assessore Fernanda Cecchini. Se l'unicità del territorio è la "stella polare", come ha sottolineato Morbidoni, e l'Umbria ha fatto da "pilota" in tanti progetti di successo quali "Cantine aperte" oltre che ad avere una legge regionale in materia, oggi l'esigenza più sentita è quella di "una legge quadro nazionale che riconosca l'enoturismo e fissi i requisiti che permettano anche alla piccola cantina di svolgere attività enoturistica". Lo ha sottolineato Pietrasanta, ricordando i due disegni di legge presentati recentemente alla Camera e al Senato su cui, anche in Umbria, si aprirà un approfondimento. L'Umbria ha mostrato la sua capacità di innovare anche con la presentazione del progetto "Wisheli", presentato nell'area Assogal in collaborazione con la Coldiretti Umbria: nell'ambito della misura 16.1 del Programma di sviluppo rurale 2014/2020 della Regione Umbria, un gruppo operativo che ha per capofila l'azienda vinicola Falesco e di cui fanno parte l'Isvea, laboratorio di analisi nel comparto agroalimentare, e l'Università della Tuscia sperimenterà e svilupperà uno strumento, di facile uso, per il miglioramento della "shelf-life" dei vini. Un prototipo per conoscere l'invecchiamento del vino, che sarà poi messo a disposizione di tutte le cantine. Qualità, sostenibilità ambientale, biodiversità territoriale, ma anche "personalità": queste le nuove frontiere del vino bianco umbro che è stato proposto, per iniziativa del Parco 3A, in sei declinazioni: sotto la guida del giornalista e scrittore Giampaolo Gravina, sono stati degustati e raccontati dai loro produttori altrettanti vini, dal Grechetto al Trebbiano, di varie zone dell'Umbria, da Narni a Città della Pieve, da Todi ad Amelia e a Stroncone, offrendo uno spaccato della "sapienza artigiana" da cui nascono e del loro indissolubile legame con il territorio. fonte com