Il presidente della Cei, che sarà il 15 settembre a Palermo per la ricorrenza degli 80 anni della nascita di questo martire e nel 24° anniversario del suo martirio, evidenzia nell'editoriale che le parole «pronunciate dai Pontefici sulla mafia sono chiarissime e non hanno bisogno di dotte interpretazioni teologiche. Vanno semmai imparate a memoria. Dal grido imperioso e solenne di Giovanni Paolo II il 9 maggio 1993 ad Agrigento - quando, a braccio, intimò ai mafiosi "Convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!" - alle parole nettissime di Francesco che a Sibari, il 21 giugno 2014, disse non solo che la malavita "è adorazione del male e disprezzo del bene comune" ma che, soprattutto, quegli uomini che "vivono di malaffare e di violenza" non sono in comunione con Dio e quindi "sono scomunicati"». «Sarebbe riduttivo, però, come ha scritto padre Bartolomeo Sorge – prosegue il porporato –, definire don Puglisi solo come un "prete antimafia", perché egli è stato molto di più. Innanzi tutto, un sacerdote. Un prete palermitano che si è fatto annunciatore del Vangelo con semplicità e purezza di cuore. Benché non fosse un religioso, tutti lo chiamavano "padre". E padre è veramente stato per moltissime persone: per i seminaristi, per i parrocchiani, per i poveri, per i suoi giovani. I giovani erano il suo tesoro. Un tesoro da custodire e soprattutto da preservare dagli inganni suadenti e dalle scorciatoie promesse dai malavitosi. In una terra di miseria e disoccupazione, Puglisi intuì che era fondamentale fornire dignità ai poveri partendo dall'educazione». "Puglisi è stato un prete che "abitava il territorio" – sottolinea il cardinale Bassetti –. Abitava le periferie, viveva le frontiere. In quelle frontiere don Pino viveva quotidianamente. Abitava la frontiera senza paura. Perché la paura porta alla morte, il coraggio porta alla vita. Padre Puglisi è stato un prete che faceva paura alla mafia perché predicava l'amore nei territori dominati dalla malavita e smascherava l'orrore, la menzogna e la blasfemia che si celava dietro al codice d'onore mafioso». «Padre Puglisi – conclude il presidente della Cei – è stato infine un figlio della Chiesa che parla e che non sta in silenzio, che non si inchina davanti alle case dei mafiosi, ma che si inginocchia davanti a Gesù Cristo crocifisso, di una Chiesa che dichiara pubblicamente: con la mafia non si convive. Sì, la mafia lo ha ucciso, ma ha perso. Don Pino invece ha vinto e la sua vita è per tutti un esempio». fonte com integrale R.L.