Attraverso il processo immaginativo i contenuti affettivi, come l'angoscia sperimentata durante il trauma, possono ricongiungersi ai contenuti ideativi, quali il recupero del ricordo traumatico. Questo processo – ha detto la psicoterapeuta dell'età evolutiva - consente di evitare la strutturazione della sindrome post-traumatica nei bambini". L'IdO ha deciso di sondare il livello di stress vissuto da questi minori – precisa la nota - attraverso la somministrazione di un questionario a 40 insegnanti, relativo alla valutazione dei rischi legati all'esperienza del terremoto in 684 studenti delle Elementari e delle Medie di Abruzzo e Marche. Dalla lettura delle schede valutative – realizzate in collaborazione con la Società italiana per lo studio dello stress traumatico (Sisst) – è emerso che su 636 bambini delle primarie, 600 (94%) hanno presentato un rischio traumatico basso, 29 (5%) un rischio moderato e solo per 7 bambini (1%) il rischio è risultato alto. Alle Medie, invece, su 48 bambini il 16% ha un rischio basso mentre per il 60% (29 alunni) è moderato". Il lavoro dell'IdO non si limita a monitorare lo stato di stress. L'equipe di psicoterapeuti dell'età evolutiva ha voluto capire soprattutto se questi stessi bambini riescano ancora a pensare al futuro, sebbene tutto intorno ci sia la distruzione. Per comprenderlo hanno utilizzato il test proiettivo di Crocq sul disegno delle tre case (la casa del passato, del presente e del futuro). "Su 600 bambini nessuno ha negato il problema del terremoto – ha affermato Magda Di Renzo- perché il disegno della seconda casa (quella del presente) è stato realizzato quasi da tutti. Molti hanno anche immaginato la casa del futuro migliore di quella che avevano. Questo vuol dire che il processo immaginativo non si è bloccato e la percentuale è molto alta: un solo bambino su 611 ha disegnato una sola casa- conclude Di Renzo- e solo 48 bambini hanno disegnato la casa del presente senza segni di terremoto". abstract fonte com