Il libro spiega la natura della "ribellione" di san Francesco, che consiste nella stessa obbedienza. Tutto sta nel capire - ha sottolineato il crdinal Bassetti - l'esatta portata dei termini. Ribellione e obbedienza: è lo stesso paradosso che incarna Gesù Cristo, quando tiene testa ai benpensanti, i burocrati della gerarchia e della élite di allora, per obbedire alla Legge del Padre suo: non per far legge per conto proprio o per fondare una casta o una setta o un partito (neppure un ordine religioso, nel caso di Francesco, ma solo una fraternità!), perché «neppure uno iota della Legge vada perduto». Come quello di Gesù Cristo, «il sogno di Francesco è insieme il sogno di una modernità nel segno del Vangelo». Una modernità che è l'eterno presente della Parola, incarnata nell'azione, nell'andare per il mondo». L'Italia dei Comuni stava generando una sensibilità nuova ed è all'interno di questa, vivendola appieno ma anche superandola, che Francesco vive la sua esperienza dilagante. Lo dimostrano l'arte e la poesia, che subito gli danno spazio, cominciando da Cimabue-Giotto e da Dante. Persino il linguaggio di Francesco - ha aggiunto il prelato - è rivoluzionario: è volto ad annullare gli antagonismi di una società basata sul potere e la forza delle relazioni familiari. Dalle fonti emerge la grande diffidenza del Santo verso espressioni che implicano il predominio o presuppongono uno stato d'inferiorità di talune persone. Francesco aborrisce parole come maestro e magnate, ma anche superiore e priore. Come anche abate e abbazia. Lo prescrive nella Regola: «E nessuno sia chiamato priore, ma tutti siano chiamati semplicemente frati minori. E l'uno lavi i piedi all'altro».Mentre abbazia si riferisce alle "pertinenze dell'abate", al "suo" territorio, la parola convento richiama il convenire, lo stare insieme, il luogo da cui ripartire. Diventano positive parole come fratello, fraternità e minore, piuttosto che superiore. Negli scritti di Francesco, ci insegna padre Enzo, la parola più usata è fratello. Il termine per indicare il responsabile di un gruppo di conventi non è superiore, ma custode, e il guardiano di un convento è colui che "guarda" l'altro nel senso che se ne prende cura. In linea con il Vangelo e in perenne ascolto dialogante (mai scontato!) della parola del Signore, la ribellione di Francesco è anche quella della perfetta carità." Abstract fonte com