Ciò che dovremmo imparare invece è che le emozioni andrebbero ascoltate come e quando vengono, visto che sono loro a dirci come siamo fatti nel profondo e a dare un senso alle nostre esperienze. Se invece continuiamo a voler scegliere cosa possiamo provare e cosa dobbiamo reprimere, magari perché non è quello che desideriamo in quel momento, diventiamo sempre meno umani. Le emozioni che rifiutiamo andrebbero gestite correttamente per non farle diventare esplosive e violente." Dello stesso parere la psicoterapeuta della Comunità, Tania Fontanella: "A fronte degli ultimi eventi drammatici di cronaca, – sottolinea – dobbiamo riflettere sull'importanza delle reti di sostegno e di supporto che dovrebbero avere i nostri ragazzi al fine di prevenire episodi di omicidi in ambito famigliare che leggiamo sui media nelle ultime settimane, come l'omicidio di Cisterna di Latina o la tragedia di Montelaguardia a Perugia. Nella maggior parte dei casi, tali gesti richiedono all'esecutore la necessità di farlo in uno stato alterato di coscienza dato dall'utilizzo di alcolici e/o sostanze, o da disturbi psichiatrici non ben monitorati e seguiti adeguatamente. Tuttavia la situazione è ancora più complessa di come appare, in quanto tali atti efferati stanno avvenendo in quello che dovrebbe essere considerato il luogo sicuro per eccellenza a cui ritornare, ovvero la famiglia. Ciò è sintomatico di un forte malessere sociale e psicologico in cui se le difficoltà che pone davanti la vita e la società odierna (perdite di lavoro, separazioni, lutti) se non ben elaborate, possono dare adito ad importanti fragilità psicologiche che fanno sentire le persone spesso sole e sopraffate, senza una via d'uscita. E' necessario quindi ricostruire una rete intorno alle persone. Quando parliamo di rete parliamo di una sinergia di azioni volte alla prevenzione, ma anche ad un'azione concreta di sostegno e di supporto realizzata tramite le agenzie educative prima tra tutti la famiglia, seconda per ordine d'importanza la scuola e poi tutta la dimensione amicale. Sicuramente trovare un coordinamento di azioni rispetto a tutti questi ambiti d'intervento, potrebbe essere il primo punto di partenza per sostenere il grande disagio emotivo, il grande vuoto affettivo che spesso i nostri ragazzi non sanno come colmare, ritrovando così uno spazio emotivo sano e funzionale con cui affrontare le difficoltà che la vita pone davanti".