La realtà dei pellegrinaggi a piedi è sperimentata in Umbria da molti anni e il pellegrinaggio del prossimo agosto ha un respiro più ampio, perché porta i giovani umbri all'incontro con i loro coetanei italiani, soprattutto con papa Francesco; un'esperienza di fede in comunione vissuta in attesa dell'importante appuntamento del Sinodo. I giovani delle otto Diocesi umbre si ritroveranno a Norcia il primo giorno di pellegrinaggio, il 4 agosto, come gesto di attenzione nei confronti della città colpita dal sisma di due anni fa. Successivamente, i giovani di Perugia si trasferiranno in autobus in prossimità di Amelia per iniziare il loro pellegrinaggio a piedi verso Roma, seguiti da una squadra di volontari di supporto con mezzi di trasporto e cucina mobile. «Il cammino mette in discussione perché si affrontano fatica, imprevisti, ma soprattutto si affronta se stessi. Emerge quello che c'è nel cuore», ha commentato Don Luca Delunghi. «Il tempo di preparazione al pellegrinaggio diocesano – ha proseguito don Luca – è scandito dai vari eventi che l'Ufficio per la Pastorale giovanile ha finora organizzato ed ha in cantiere, a cominciare dalla Veglia di Avvento con il cardinale Gualtiero Bassetti, svoltasi il 19 dicembre, passando per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni appena conclusa e la prossima StarCup (una manifestazione di fede e sport che vede impegnati centinaia di ragazzi degli oratori dal 27 aprile al 1 maggio, n.d.r.). Accanto a questi, vi sono poi due incontri specifici, quello di oggi, e il 24 giugno sul tema dell'ascolto, occasione nella quale ai ragazzi saranno fornite anche le necessarie informazioni logistiche del pellegrinaggio». Nella sua catechesi, don Francesco Buono ha spiegato ai ragazzi come «rischiare non significa camminare sul ciglio per vedere se non cadi, non significa fare cose straordinarie, ma fare cose ordinarie con un amore straordinario». Il sacerdote ha supportato le sue parole attraverso un video-testimonianza, il racconto di una suora che vive in Siria, nella città di Aleppo martoriata dalle bombe. «Qui ad Aleppo – ha detto la religiosa – la gente continua incredibilmente a vivere la propria vita, aspetta di vedere la fine dei combattimenti. Qui non ci sono cristiani di nome, qui i cristiani sono testimoni, martiri». Don Francesco ha additato ai ragazzi il modello dei martiri, verso le cui tombe li condurrà il pellegrinaggio: «I cristiani danno la vita non perché sono masochisti, ma perché hanno capito per chi vale la pensa darla. Dove sono oggi Nerone, Diocleziano, Stalin, Hitler? Gente che sembrava vincere, è durata una generazione. San Francesco, Madre Teresa di Calcutta e tanti altri santi, al contrario, ogni giorno orientano la vita di tantissime persone». «Il pellegrinaggio a Roma – ha spiegato don Francesco – non servirà a trovare chissà cosa, ma aiuta a trovare te, per prendere in mano la tua vita e smettere di stare dentro una buca. Chi rischia è chi sa tirarti fuori la domanda "cosa cerchi?". A questo serve un amico vero, o un sacerdote che faccia da guida spirituale, a tirar fuori la domanda di senso, a capire cosa ti manca nella vita, perché ci si mette veramente in cammino quando ci manca qualcosa. Chi si sente a posto non cerca niente». Com. stampa a cura di Federico Casini /