Il Rapporto - spiega una nota - riguarda i dati 2017 del Centro ascolto diocesano (Cdad), offrendo un'analisi delle "caratteristiche personali e familiari" delle persone che si sono rivolte al Cdad: cittadinanza, classi di età, stato civile, nucleo di convivenza, tipo di abitazione, livello di istruzione e condizione occupazionale. Il Rapporto si sofferma sulla "domanda" dovuta a "una molteplicità di bisogni" e sulla relativa "risposta-azione della Caritas". Dallo studio emerge l'"importanza economica e sociale del contrasto alla disuguaglianza e alla povertà" e l'"inefficacia delle politiche assistenziali in Italia e l'istituzione del REI". Riguardo al Reddito di Inclusione (REI), nel Rapporto, attraverso le "indicazioni sulla prima attuazione del REI", vengono evidenziate le "condizioni per un suo potenziamento", oltre a suggerire quale "impegno del Governo locale e di Caritas contro disuguaglianza e povertà"Al Centro di ascolto diocesano di Perugia – si legge nella nota a cura di Riccardo Liguori - il numero delle persone incontrate nel 2017 segna una diminuzione (-4,1%) rispetto al 2016, passando da 1.061 a 1.018. Tra il 2014 e il 2017 si registra un aumento marcato della quota degli stranieri, con il peso degli italiani che nel 2017 si attesta al 25,9% (dato nettamente inferiore al 42,8%, stimato da Caritas per l'Italia nel 2016). Al riguardo, si tenga conto dell'intenso afflusso di migranti in Umbria e in particolare a Perugia (con una percentuale di stranieri su residenti rispettivamente di 10,9% ed 11,2% contro l'8,3% nazionale). Rispetto al genere, gli utenti italiani si dividono per circa la metà tra maschi e femmine, mentre tra gli utenti stranieri prevalgono le femmine (61,5%). Distinguendo per classi di età, l'incidenza maggiore, anche nel 2017, riguarda le classi 35-44 (34%) e 45-54 (25%). Segue la classe 55-64. Pressoché un quarto degli utenti del Centro di ascolto è costituito da giovani, appartenenti alla classe 19-24, e soprattutto alla classe 25-34. Se si distingue in base alla cittadinanza, gli italiani mostrano una chiara prevalenza nelle classi da 45 e oltre, mentre gli stranieri nella 25-34, e soprattutto nella 35-44. Ciò esprime la diversità nella situazione anagrafica degli utenti Caritas tra stranieri e italiani, questi ultimi caratterizzati da un'età più elevata. Si evidenzia altresì la maggior consistenza delle età più produttive tra gli stranieri, che suggerisce così la distribuzione, tra i due gruppi, dei bisogni fondamentali di lavoro e di assistenza. Notiamo anche l'appartenenza alla classe 18-34 di oltre il 10% degli italiani (e del 30,7% degli stranieri). Questo aspetto è molto rilevante perché, a differenza del passato, oggi i giovani sono le persone più penalizzate. abstract fonte com R.L.