"È innegabile che, spesso, l'immagine stereotipata dell'Umbria come regione dall'impronta medievale o al massimo rinascimentale, non abbia giovato alla conoscenza e anche alla tutela delle opere d'arte dei periodi considerati 'minori' – ha proseguito -. Una tale sottovalutazione permise, inoltre, la distruzione o la dispersione di arredi e contesti di edifici ecclesiastici e privati e ritardò la piena consapevolezza di una fase invece vitale e cruciale anche per la cultura della nostra regione. Da allora sono stati fatti molti passi e non possiamo che essere grati a tutti quegli studiosi che operano per l'emersione dall'oblio di importanti testimonianze d'arte e storia e per animare il dibattito storico-critico sul periodo in esame. Grazie all'Università e alla Fondazione per tutto il grande lavoro di ricerca e per tutte le iniziative che si stanno realizzando nel Complesso di San Pietro, luogo simbolo della storia dei benedettini e dell'identità di Perugia e dell'Umbria, unico e ricco di spiritualità e di storia non solo culturale, ma anche di scienze agrarie". fonte com FA