(CIS) - Assisi dic. - Il Serafico ha inaugurato due importanti strutture: una nuova residenza per ragazzi con disturbi neuropsichiatrici e comportamentali e un teatro. L'annuncio da p arte del presidente Di Maolo. "Credo che queste nuove strutture rappresentino un grande passo in avanti, anche all'insegna dello sviluppo, che si traduce innanzitutto in risposte concrete per i bisogni dei ragazzi con disabilità e per le loro famiglie. Ma anche uno sviluppo economico, perché grazie alle nuove attività, nel 2018 abbiamo assunto altri 17 lavoratori a tempo indeterminato. Questo nostro "piccolo" traguardo rappresenta - ha aggiunto - un esempio tangibile di come il prendersi cura delle persone più fragili porti ad una crescita collettiva e siamo orgogliosi di poter dire che coloro che hanno sostenuto la realizzazione di queste opere hanno contribuito a far crescere la nostra società in termini di civiltà, democrazia, giustizia e sviluppo. Infine, per raggiungere l'uguaglianza effettiva e l'inclusione dei più fragili, credo sia doveroso rivolgere un pensiero alla necessità di rimuovere le barriere che purtroppo incontrano spesso le persone disabili nel mondo del lavoro. Questo sogno, di un mondo che sappia davvero garantire un lavoro a tutte le persone, lo abbiamo fatto insieme ai nostri ragazzi» ha concluso la Presidente dell'Istituto Serafico di Assisi. segue
Oggi, queste realtà affrontano la sfida più dura, perché la "cultura dello scarto" e le politiche selvagge del contenimento dei costi portano spesso a ritenere che le persone inguaribili o con ridotte potenzialità riabilitative siano incurabili. Per Di Maolo i centri, in continuo rapporto con le famiglie e con i diversi ambiti in cui può esprimersi la personalità dell'uomo, non devono agire sul limite, ma sulle potenzialità della persona. Ho sempre creduto che il Serafico, prima di essere un centro sanitario, sia soprattutto un laboratorio di cittadinanza e che il nostro principale obiettivo sia quello di far vivere ai nostri ragazzi una vita autentica. Viviamo un momento storico veramente difficile, in cui i valori della diversità rischiano di essere seriamente compromessi da un clima generale di diffidenza e ostilità. Questo è il momento - ha concluso - in cui ciascuno di noi è chiamato a fare la propria parte. Penso non solo all'impegno necessario di ogni persona, ma anche alle istituzioni culturali e sociali che non possono restare neutrali, ma devono rimettere in gioco le proprie politiche e i propri programmi per tracciare la strada dell'inclusione".