Secondo il presidente della Regione Marche infatti, gli effetti che derivano dalla separazione dei Comuni non si esauriscono nel mero passaggio da una Regione all'altra, ma nella riorganizzazione di tutte le attività amministrative connesse, con le relative conseguenze economiche. La variazione comporterebbe ripercussioni su molteplici servizi, come l'ambito sociale, il distretto sanitario, il ciclo dei rifiuti, il ciclo idrico integrato, la gestione dei beni demaniali e forestali nel monte Carpegna, che verrebbe diviso fra due Regioni, la gestione degli impianti sciistici di Montecopiolo, finanziati con fondi della Regione Marche, oltre ad altre ripercussioni dal punto di vista socioeconomico, per i cittadini e per le imprese. Per ciò che concerne l'opportunità di proseguire nell'iter legislativo intrapreso, nella lettera si sottolinea che una larga parte della popolazione residente ha espresso, solo alcuni giorni fa, con la sottoscrizione di una petizione, la volontà contraria al distacco dei Comuni di Montecopiolo e di Sassofeltrio dalla Regione Marche: hanno firmato ben 1013 cittadini. Alla luce di questo straordinario risultato il Presidente ritiene dunque necessario che le amministrazioni comunali interessate indicano un nuovo referendum e che, nelle more dell'espletamento dell'auspicata e rinnovata procedura referendaria, si sospenda l'iter di legge presso entrambi i rami del Parlamento. Infatti, trascorsi ben 12 anni dal primo referendum, il corpo elettorale ha dichiarato una volontà diversa pur sotto forma di petizione e, pertanto, il Senato e la Commissione Affari costituzionali di tale ramo del Parlamento, debbono tenere necessariamente conto delle motivazioni per cui la Regione Marche non ha espresso fino ad ora il parere, così come le ragioni e gli interessi dei Comuni limitrofi. Le strategie per la ricostruzione del sistema economico e del territorio delle Marche, duramente colpito dalla crisi sismica ed ancora in stato di emergenza, presuppongono necessariamente il mantenimento dell'unitarietà del suo territorio, e non la sua divisione, dopo l'ulteriore lacerazione dei 7 Comuni della Valmarecchia all'Emilia Romagna. Conseguentemente alla riduzione del numero dei Comuni, dei residenti, e dell'impoverimento del tessuto economico, perdurante da anni per la crisi economica e per il sisma, - conclude la lettera - il Parlamento avrebbe il dovere di avviare un confronto sull'esigenza non tanto di ridurre le dimensioni territoriali, ma di omogeneizzare i territori a difesa e tutela dei cittadini, rendendo effettivo il confronto istituzionale tra i diversi livelli di governo. fonte com