"Nel breve termine, in un contesto di bassi tassi di interesse, gli investitori proseguiranno la ricerca di rendimento e ciò dovrebbe limitare la pressione del mercato. Tuttavia, nel medio termine, l'Italia dovrà affrontare una vera sfida. In assenza di riforme strutturali per aumentare il suo potenziale di crescita, il debito pubblico non sarà sostenibile (il rapporto debito pubblico/PIL continuerebbe ad aumentare). Detto questo, va notato che in un contesto di tassi di interesse strutturalmente più bassi, sarà più facile per tutti i paesi della UE stabilizzare il loro rapporto debito/ PIL. Nel medio periodo anche in considerazione dell'andamento del differenziale tra BTP/Bund non si prevede un rialzo dei tassi di interesse, elemento di grande riflessione per le imprese al fine di programmare nuovi investimenti". "Il calo dello spread di questi giorni è stato importante e significativo – ha sostienuto Alberto Re, come si legge in una nota - . La situazione dei titoli governativi in Europa è stata condizionata da un progressivo calo dei rendimenti dei bond, addirittura negativi in paesi come la Germania, l'Olanda e la Francia. Lo scenario futuro ritengo possa può essere questo – ha concluso -: è ragionevole pensare che soprattutto se le manovre del governo saranno prese con il favore dell'Europa, lo spread potrebbe ulteriormente ridursi con effetti benefici sul bilancio dello stato italiano e aprire così spazi a manovre a sostegno dell'economia reale e sulle aziende". Di un fatto sicuramente positivo dal punto di vista tecnico e' per Andrea Cardoni, "il recente andamento dello spread: un effetto immediato sarà sui patrimoni delle banche che detengono titoli di stato nei loro portafogli. Tale effetto – ha detto - alleggerirà la pressione sui coefficienti di vigilanza e potenzialmente darà maggiore slancio alla capacità di erogazione del credito. Sul piano strategico, tuttavia, un tale andamento desta quanto meno perplessità perché appare svincolato dall'andamento dei fondamentali e dai presupposti incerti, complessi e imprevedibili con cui è nato il nuovo governo. Viene ancora una volta il dubbio che non sia l'economia a condizionare la politica, come spesso ci si lamenta, ma esattamente il contrario". Fonte com abstract