''In pochi anni, la "rivoluzione digitale" ha cambiato in profondità sia il modo di produrre l'informazione, sia le abitudini e le modalità di fruizione dei contenuti informativi da parte delle persone. Basti pensare al ruolo che il web e i social networks stanno giocando nel superamento della mediazione professionale del giornalista. Oggi, milioni di individui entrano quotidianamente in contatto con un flusso enorme di informazioni, che essi stessi concorrono a loro volta a creare, senza alcuna possibilità di valutarne il livello di affidabilità e di riconoscerne univocamente l'origine. E' importante vigilare perché l''informazione è un bene collettivo primario indispensabile per il funzionamento delle istituzioni democratiche. Nell'informazione si saldano due princìpi fondanti del nostro sistema costituzionale, che trovano pari tutela nell'articolo 21 della nostra Carta fondamentale: la libertà di pensiero e il pluralismo delle fonti. La libertà di pensiero, intesa come il diritto di ciascuno di manifestare la propria opinione, è condizione necessaria e imprescindibile per la sopravvivenza di un regime democratico. Ed è il pluralismo dell'informazione ad assicurare la formazione di un'opinione pubblica libera e criticamente fondata e dunque a garantire le condizioni stesse per il mantenimento dell'ordinamento democratico''. ''Se è vero - come affermato dalla Corte Costituzione, aggiunge Martella - che "l'informazione esprime non tanto una materia, quanto una condizione preliminare per l'attuazione dei princìpi propri dello Stato democratico' (sent. 29 del 1996), è la difesa di questa "condizione preliminare" il punto fermo che deve orientare – oggi più che mai - l'azione del pubblico decisore in presenza dei profondi mutamenti economici e tecnologici. Del resto, l'intervento pubblico a sostegno dell'editoria e del sistema dell'informazione non solo è giustificato, ma addirittura imposto al legislatore ai fini del rispetto del pluralismo, come la Corte ha ribadito con recente pronunciamento (sent. 206 del 2019). E' fondamentale il sostegno di tutti i soggetti che partecipano alla filiera editoriale. Mi riferisco, in primo luogo, a quella vasta e variegata rete di realtà editoriali locali che deve considerarsi - per volumi e diffusione - una fondamentale "infrastruttura" informativa del Paese. E' l'editoria di prossimità, che dà voce e visibilità alle comunità territoriali, il primo livello di produzione dei contenuti editoriali''. Dopo aver trattato altri temi come il crollo delle edicole (passate da 36mila nel 2001 a 15 mila attuali; scomparse 21mila edicole in 18 anni), merita ricordare all'attenzione "un progetto avviato sulla base di un protocollo d'intesa con l'Anci. E' il progetto orientato a consentire alle edicole di vendere anche servizi anagrafici, dando ai cittadini la possibilità di richiedere e ritirare certificati di nascita, morte e residenza senza recarsi in circoscrizione. Un'iniziativa che - all'esito della sperimentazione che si sta svolgendo in alcune città pilota (per esempio Firenze, Genova, Torino e da ultimo Roma) - potrebbe essere sviluppata ed estesa a tutto il territorio nazionale''. Infine i temi dei giornalsiti sotto scorta e la tutela dell'Inpgi e dei diritti previdenziali. Abstract fonte com