E' indispensabile aggiungere subito che una parte dei Comunicatori ha già diffuso note di forte scetticismo di fronte all'ipotesi di spostare le proprie tende nel cuore di un Istituto il cui ''piatto piange''. Si tratterà, insomma, di coinvolgerli convincendoli dei vantaggi che otterrebbero diventando pedine Inpgi. La questione – lo si intuisce – è più politica che meramente giornalistica. E la politica c'entra mille volte di più perché da oggi alla fine di giugno sarà chiamata a manifestare concretamente una precisa volontà di salvare l'Istituto che è simbolo di vertice del giornalismo italiano. Parliamoci chiaramente: se crolla l'Inpgi scivola lungo un pendio inarrestabile tutto il sistema: la Federazione (anche nelle sue articolazioni regionali riceve robusti sostegni economici proprio dall'Inpgi), l'Ordine(conditio per entrare in Inpgi) e perfino la Casagit, che pure negli ultimi tempi ha allargato ad altri settori la platea degli iscritti. La politica ha ( o dovrà avere) un ruolo fondamentale: per esempio bloccando o impedendo il consenso alla valanga dei prepensionamenti ancora una volta richiesti dagli editori. Nell'eventualità sollecitata dagli editori dalle casse Inpgi sparirebbero almeno altri 3 milioni di euro. Un massacro! E comunque è singolare che, mentre tutti gli ammortizzatori sociali gravano sulle casse statali, questo dell'editoria incide per intero sul nostro Istituto di previdenza. Domanda legittimna: ''Tutta la politica è cieca e sorda di fronte all'ipotesi che vada a gambe all'aria l'intero sistema che governa l'autonomia del giornalismo italiano? No, in realtà ci sono anche forze e persone che perlomeno vengono in scena per affermare il desiderio che ''i giornalisti possano continuare il loro lavoro in libertà. La professione non va svuotata, come, invece, piacerebbe a quelli che amano l'informazione autonoma e priva di lacci telecomandati''. Sintesi finale: nei sei mesi venturi si gioca la partita decisiva. O ci si adopererà, su ogni fronte, per evitare il crollo generale degli enti di categoria, oppure si apre il semaforo verde a chi pensa che il tanto peggio equivalga al tanto meglio. E' evidente, colleghi, che nelle prossime settimane, i nostri contatti saranno anche più consueti del solito. Ci sono da tutelare valori, non solo quattrini. Di Gianfranco Ricci