City Information Service | Direttore responsabile Piero Pianigiani

Giovedì 23 Aprile 2020 09:44

Coronavirus. Sanguinetti (Gemelli Roma): bene App 'immuni', ma tamponi fondamentali; strategie unite

(CIS) - Roma - apr. -    DA AGENIZIA DIRE    -    Governo e Comitato tecnico-scientifico sono al lavoro per delineare le strategie da mettere in campo nella 'fase due' dell'emergenza coronavirus. Tra gli argomenti piu' discussi, le future regole di comportamento dei cittadini: prima tra tutte, quella legata alla questione dell'app 'Immuni'. L'agenzia Dire ne ha parlato via skype con il professor Maurizio Sanguinetti, al quale ha chiesto anche dello studio che il dipartimento di Scienze di laboratorio e infettivologiche del Policlinico Gemelli di Roma ha visto pubblicare oggi su una rivista specialistica europea. La curva del contagio scende e ormai poche settimane ci dividono dalla fine del lockdown ma non e' finita. Come ci dovremmo comportare nei luoghi di lavoro open space o sui mezzi pubblici?

R - "Molte indicazioni sono state date, la linea guida e' fare in modo che si ci siano meno occasioni possibili di contagio e poi mantenere il distanziamento sociale, pari almeno ad un metro, indossare protezioni, sicuramente su tutte la mascherina, e lavarsi le mani. Le precauzioni sul luogo di lavoro ci sono, ma vanno ridotte in modo importante le situazioni di assembramento, come indichera' il Governo. Stessa cosa vale per i mezzi pubblici: infatti l'idea e' di riproporre quanto realizzato in Cina, quindi ridurre il numero delle persone che utilizzano contemporaneamente i mezzi e questa e' una grossa sfida per i decisori. Va ricordato, non vorrei essere una Cassandra, che questa e' una situazione che ci porteremo avanti per molto tempo e bisogna convivere con questo modo di comportarsi. Quando avremo un vaccino dobbiamo pensare che non ci potra' proteggere in modo totale e in ogni caso c'e' la necessita' comunque di ridurre le possibilita' di contagio. - Secondo lei la app Immuni, che per essere efficace deve essere scaricata dal 60% della popolazione, puo' aiutarci a tracciare i contagi in caso di nuove ondate di positivita' o e' bene pensare ad altre strategie praticabili da tutta la popolazione?

R - "Nella mia mente e' uno dei tre capisaldi per combattere efficacemente il virus: il primo, lo abbiamo detto, e' costituito dal vaccino e dal distanziamento sociale; il secondo riguarda la messa a punto di terapie o raffinare quelle esistenti. Terzo, fare una diagnosi quanto piu' precoce possibile che da clinico per me e' la priorita'. Dalle esperienze in varie parti del mondo, penso alla Corea ma anche a Taiwan, e' emerso che fare solo tamponi per la diagnosi serve a poco. Ecco perche' la app serve a tracciare gli spostamenti di ogni singolo individuo, da aggiungere ai test. Inoltre e' utile perche' nel momento in cui identifico una persona positiva, posso rintracciare tempestivamente tutte le persone con cui questa e' entrata in contatto e dunque le persone potenzialmente infettate. Tutti i problemi sollevati legati alla privacy devono essere ben gestiti a livello istituzionale. Certamente, poi, piu' la scaricano meglio e'. Per quanto riguarda gli anziani, gia' ora e' meglio che escano di casa il meno possibile, quindi si puo' compensare la problematica della loro mancanza di confidenza con le app e la tecnologia con un lockdown prolungato". Sviluppare o rafforzare la medicina sul territorio per monitorare tutte quelle situazioni delle persone che sono a casa, che magari avvertono sintomi ma non sanno perche' nessuno gli ha fatto il tampone se sono Covid positivi ?. Una volta usciti dal lockdown possono circolare senza mettere in pericolo nessuno?

R - "Questa e' uno dei punti dolenti dal mio punto di vista di microbiologo clinico. Siccome ci avviciniamo a questa situazione, possiamo incominciare anche a mettere in evidenza alcuni problemi. Uno tra questi, per quanto riguarda le malattie infettive in Italia, e' che la microbiologia clinica e' stata smantellata dal territorio. La microbiologia esiste nei grandi ospedali e viene vista come un lusso che non tutti si possono permettere. E questo  - ha sottolineato il prof. Sanguinetti -  e' uno dei principali motivi per cui siamo in questa situazione perche' nel tempo si e' dovuto sopperire alla mancanza di strutture in grado di eseguire diagnosi precise. Inoltre abbiamo, oltre al Covid-19, tutte le altre problematiche infettive in Italia che in questo preciso momento continuano ad andare avanti. Non dimentichiamo che e' questo e' il motivo per cui in Italia c'e' il piu' alto tasso di antibiotico resistenza in Europa e tra i piu' alti nel mondo. Questo e' collegato anche alla mancanza di una diagnostica efficace dovuta a strategie economicistiche volte ad eseguire economia di scala che e' stata vista come una cosa virtuosa e che io considero viziosa. Avere laboratori microbiologici in pochi centri consente di tagliare il personale specializzato e acquisire i materiali a un costo minore, ma quello che si perde e' il contatto con l'ospedale e con il reparto. Nel nostro Paese dall'inizio c'erano solo 50 centri in grado di analizzare i tamponi e questo ha comportato un ritardo nella esecuzione dei test e quindi si e' meno efficaci nel contrastare l'epidemia. A lungo termine vanno ripotenziate le microbiologie sul territorio". Abstract fonte com AG. DIRE

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