Una rabbia che si dimentica del virus, il cosiddetto "nemico invisibile", e si scagli invece, di volta in volta, contro i nuovi "untori" che possono essere rintracciati nell'ordine: in una potenza straniera colpevole di aver prodotto o esportato il virus; in un'istituzione statale (una regione o una scuola) giudicata incapace di gestire la crisi; in una categoria sociale ritenuta ingiustamente protetta (gli statali); in una comunità ecclesiale responsabile di aver diffuso la malattia. La lista dei colpevoli, dei nuovi capri espiatori, potrebbe essere lunghissima. Ed estremamente pericolosa».«Questa lista di nuovi "untori", infatti, è drammaticamente amplificata dal nostro mondo così interconnesso e globale ma anche così profondamente ferito e diviso. Il tessuto sociale della società contemporanea è ormai da tempo lacerato e sfibrato. Una lacerazione sempre più visibile che sta progressivamente facendo venir meno il significato profondo di fraternità, comunione e del vivere insieme. Al suo posto sembrano regnare un individualismo esasperato e un pervicace relativismo etico. È da queste due angosciose dimensioni sociali dell'uomo contemporaneo, l'individualismo e il relativismo, che sorge la necessità di trovare nell'altro un "untore" – un colpevole – e non una persona amica, una persona in cui vedere il volto di Cristo». Lo sguardo del samaritano per il mondo post-pandemia. «Compito dei cristiani e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà – conclude il cardinale Bassetti – è rovesciare questa prospettiva. Con zelo, gioia e umiltà abbiamo una grande missione per l'oggi e l'avvenire: rammendare questo mondo lacero. L'individualismo e il relativismo etico sono due false risposte ai grandi problemi odierni. Ciò che serve oggi, invece, è lo sguardo del samaritano e il gesto di amore di chi si china per ricucire ciò che è strappato, per unire ciò che è diviso, per amare ciò che viene odiato. Si tratta di una grandissima missione di carità ed evangelizzazione perché non sappiamo come sarà il mondo dopo la pandemia. E per usare le parole di Alessandro Manzoni "non sempre ciò che viene dopo è progresso"». Fonte com integr. A cura R.L.