Mi sembra di capire che deve aver sussurrato ai loro orecchi "non abbiate paura, perché un giorno io vi ritroverò e vi riporterò a casa". In fondo, tutta l'attesa, tutta la speranza che noi troviamo nell'Antico Testamento e i profeti sono parte di questo cammino meraviglioso del buon Dio per riportare a casa l'uomo. E questo, mi interessa sottolinearlo, è il Natale. Si accende la speranza. Voglio dire qualche parola di speranza di fronte al Covid e alla situazione che noi stiamo vivendo. Io vedo e avvicino tante persone che mi dicono "padre, io non ce la faccio più", "mi dia una mano e non soltanto una mano materiale", "mi dia una consolazione". Uno addirittura m'ha detto "io sono in crisi in questo momento con la fede: mi parli di Dio". E il Signore manda il Natale! Un giorno di speranza, un giorno dove veramente la speranza rinasce, per potere guardare sé stessi e per potere guardare gli altri, un giorno per essere veri con Dio, con sé stessi e con il mondo. Perché non c'è niente umanamente parlando – di più semplice e sconcertante di un bambino che nasce in una grotta per salvare l'umanità. Lì si abbassa veramente ogni nostro orgoglio, ogni nostro problema viene ridimensionato e si accende la speranza. Il Natale sia per tutti noi un giorno per essere veri con Dio e anche veri con il mondo, veri con i nostri fratelli. Un giorno per adorare Dio che si è fatto carne, un giorno perché tutti coloro che lavorano e che si impegnano per gli altri siano operatori di giustizia e di pace. È questo che è venuto a portare Gesù sulla terra: la giustizia di Dio e la santità della pace per gli uomini che egli ama. Un giorno per coloro che vogliono cambiare, dimenticando sé stessi e accostandosi con tanta delicatezza agli altri. Ecco, fratelli e sorelle, possa essere questo Natale un giorno per coloro che, con il loro amore, fanno fiorire il deserto. Ho paragonato la malattia del Covid proprio a un deserto, perché ti annulla tutte le energie vitali ed è difficile ricostruire, anche fisicamente, la propria vita. Quindi ci vuole coraggio. Ma non c'è soltanto il deserto della malattia. Qui ci sono tanti deserti: chi è senza lavoro, chi economicamente non ce la fa più, quelle file che abbiamo visto anche a Milano, giornate intere per un pezzo di pane e qualcosa da mangiare. Sono i nostri fratelli. Che sia questo Natale un momento che veramente fa rifiorire il mondo. Un momento per restringere gli spazi della morte, che sono tanti in questa società, e per orientarci agli spazi verdi dell'eternità e dell'amore di Dio, dell'incontro con Lui. Un giorno per chi è disperato. Tante volte mi sono trovato a dire: guarda che Dio non si è stancato di te, non avere paura, Dio non si è stancato di te, né di nessuno. Dio vuole aprire un solco in questi nostri deserti interiori, per gettarci il seme della speranza. Coraggio! Dio non occupa i nostri spazi. Dio si accontenta di una piccola grotta per poterci mandare la sua luce. Il Dio incarnato non è invadente: è un bambino. A tutti coloro che in questo momento soffrono, e mi unisco alla loro sofferenza, a tutti loro voglio dire: coraggio! C'è qualcuno che vi sta vicino, c'è qualcuno che viene per voi. La speranza non è qualche cosa che ci porta all'illusione per superare i momenti più tristi. La speranza è un dono di Dio, è una certezza: che tutte le promesse di Dio si realizzeranno. Auguro tutti un Natale buono, perché sarà e dovrà essere un Natale di speranza". Fonte com