Il 7 febbraio era l'ultimo giorno consentito dal Decreto per convocare le nuove elezioni e i teorici maggio-giugno annunciati da Invitalia per mettere a punto il costosissimo impianto telematico. Se il Presidente Nazionale Carlo Verna non avesse provveduto ad annunciare le elezioni entro il 7 febbraio sarebbe stato colpevole di omissione del dovere impostogli dal legislatore che, forse inconsapevole della serietà del problema, aveva concesso soltanto per 90 giorni sia per confezionare in toto una procedura nuovissima e difficile, sia per calendarizzare il voto. Quindi ha individuato gli appuntamenti elettorali, di '11-18-25 aprile come i più prossimi tenendo conto che il preavviso va dato con adeguato anticipo. Sono purtroppo appuntamenti programmati soltanto per l'afflusso ai seggi visto che di telematico si potrebbe parlare, ad andar bene, soltanto fra diversi mesi. Voti ai seggi, dunque, con tutti i timori pandemici che ancora imperversano in Italia e con la minaccia di regioni colorate e bloccate dai divieti di circolazione perfino fra i Comuni.. D'altronde a rigor di Decreto non si poteva fare altrimenti, anche perche' – e' detto nella nota di Ricci - la proroga consentirà soltanto l'ordinaria amministrazione: non sarà permessa, ad esempio, la spesa di una pesante fattura per l'installazione della piattaforma. E' palese il vuoto determinato dal normatore quando, per un impegno tanto gravoso, ha stabilito che tutto dovesse concludersi in 90 giorni. Per venirne fuori quindi, elezioni, ma resta il rinnovo degli organismi anche col voto telematico oltre che con quello in presenza; ma la legge prevedeva per oggi la formale convocazione delle elezioni e così sono state indette nelle date a partire dal prossimo 11 aprile (a seguire 18 e 25 aprile per gli eventuali ballottaggi). I vertici dell'Ordine in unanota evidenziano che il legislatore correggendo le storture che ha determinato decida di "procrastinare il voto, come accaduto nel recente passato senza pandemia e senza una novità storica come il voto telematico." Verna ha scritto che il Consiglio Nazionale ritiene "che sia un diritto acquisito per i giornalisti di potersi esprimere nelle urne virtuali senza essere costretti a spostarsi da un capo all'altro della propria regione di appartenenza, visto che sempre la normativa vigente consente di allestire non più di tre seggi fisici. Risolta, ci auguriamo presto, la crisi di governo, auspichiamo un'adeguata diretta interlocuzione col Ministro della Giustizia competente a proporre urgenti soluzioni legislative, dopo aver già preso contatti con i sempre disponibili Uffici di via Arenula." Fonte com abstract