Mercoledì 18 Agosto 2021 16:56

Marcia della pace PerugiaAssisi il 10 Ottobre: ora basta con la guerra


(CIS) – Assisi/Padova, ago. - Per 20 anni abbiamo chiesto la fine della guerra in Afghanistan. Ma oggi non abbiamo niente da festeggiare perché il disastro è troppo grande. Le guerre sono così. Non finiscono mai. Se ne chiude una e ne comincia un'altra. È finita quella americana. Ricomincia quella talebana. Le vittime sono state e continueranno ad essere le stesse: la povera gente. Ora basta con la guerra! Domenica 10 ottobre 2021 partecipa alla Marcia PerugiAssisi, quella della pace e della fraternità. Inizia cosi' una lunga lettera sulla situazione afghana che Flavio Lotti Tavola della pace e Marco Mascia, Centro Diritti Umani Antonio Papisca dell'Università di Padova hnno inviato ai media. Una analisi sulla situazione con dante domande; Quali lezioni dobbiamo trarre da questo clamoroso disastro, riferieto appunto all'Afhagistan. L'analisi prosegue: Prima Lezione. La guerra in Afghanistan non è riuscita a risolvere nessuno dei problemi che pretendeva di risolvere.Il terrorismo, le atrocità dei talebani, le crudeltà contro le donne e le bambine, le violazioni dei diritti umani, la produzione e il commercio della droga,... Dopo l'Afghanistan abbiamo scatenato la guerra in Iraq e in Libia e i risultati sono ugualmente drammatici. È arrivato il tempo di prenderne atto, di smettere di fare le guerre e fare l'impossibile per fermarle. Seconda Lezione. I diritti umani non si difendono né si promuovono con le guerre. La guerra è la forma più estesa delle violazioni dei diritti umani. Nessuna guerra è mai riuscita ad aumentare il rispetto dei diritti umani.  segue

Per difendere e promuovere i diritti umani nel mondo occorre investire sul dialogo politico, culturale e religioso a tutti i livelli, ricercare, promuovere e sostenere la cooperazione internazionale per la soluzione dei grandi problemi comuni, potenziare il sistema universale e i sistemi regionali di promozione e protezione dei diritti umani; dare attuazione ai programmi di educazione e formazione ai diritti umani promossi innanzitutto dall'Onu e dalle sue diverse agenzie, promuovere la partecipazione delle donne a tutti i livelli decisionali nelle istituzioni e nei meccanismi nazionali e internazionali per la prevenzione, la gestione e la soluzione dei conflitti... Terza Lezione. Continuiamo a spendere migliaia di miliardi di dollari e di euro per inventare e costruire le armi più sofisticate e micidiali. Armi che chiamiamo invisibili e intelligenti. Ma niente di tutto questo è servito a vincere né la guerra contro i talebani né la guerra contro il terrorismo. Quarta Lezione. Prima di questa guerra in Afghanistan c'era stata un'altra guerra. E prima dell'altra guerra ce n'era stata un'altra ancora. Ma nessuna di queste è mai riuscita ad assicurare un po' di pace agli afgani. L'unica missione di pace, degna di questo nome, è la missione di chi si prende cura delle vittime della miseria e della guerra, dell'oppressione e dello sfruttamento. Quinta Lezione. Gli Stati Uniti iniziano e finiscono le guerre quando vogliono, in base agli interessi politici dei governi in carica. Ma noi non possiamo continuare ad inseguire gli interessi di altri. Continuare a costruire coalizioni internazionali a la carte mina le stesse basi di quell'ordine mondiale di pace positiva la cui costruzione è stata avviata dalla Carta delle Nazioni Unite, dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dalle successive convenzioni giuridiche internazionali. Sesta Lezione. La sicurezza o sarà per tutti o non sarà per nessuno. Il Covid19 lo ha reso ancora più evidente delle guerre. Nell'era della globalizzazione e dell'interdipendenza tutto è interconnesso e interdipendente. Nessuno può pensare di stare al sicuro pensando solo a sé stesso e agli amici. Le minacce sono globali e interconnesse. Sono ambientali ed economiche non solo militari. Per questo il nostro obiettivo deve essere la sicurezza umana e non più la sicurezza armata. Per quanto diverse e divergenti possano apparire le nostre culture e interessi, abbiamo un solo modo per farlo: lavorare assieme - conclude la lettera - attorno a ciò che ci unisce, per affrontare le grandi sfide comuni e costruire una sicurezza comune. Flavio Lotti, Tavola della pace Marco Mascia, Centro Diritti Umani Antonio Papisca dell'Università di Padova - fonte com abstract

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