"Citando Gustav Mahler - dicono i nuovi protagonisti dell'impresa - la tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri. Noi intendiamo rispettare la storia di Sandri, quello che è stato e ciò che rappresenta nell'immaginario collettivo dei perugini. Tuttavia, vogliamo farlo con capacità imprenditoriale e visione contemporanea, attualizzandone i capisaldi e rinnovandone il mito. Per questo abbiamo investito molto, a cominciare dal laboratorio di via del Dado. Pochi lo conoscono ma è quello il cuore pulsante dell'attività, per tanti anni presidiato dalla bravissima Carla. Tra l'altro, avremo la fortuna di avere nello staff una pasticcera che ha lavorato con lei per tanti anni, a garanzia della continuità stilistica della casa". In un mondo sempre più globale e in un centro storico che negli anni ha perso tanti dei suoi simboli, la riapertura di Sandri è una boccata d'ossigeno. Un locale dove tutto parla della storia e della cultura di Perugia, a cominciare dalle sue fantastiche vetrine (Massimo Duranti ci ha addirittura scritto un libro), vero e proprio monumento in perenne trasformazione, specchio fedele dei cambiamenti della città. Un locale suggestivo di stile liberty, con i suoi soffitti affrescati, i mobili in legno massello, i marmi e i cristalli. Tutto ancorato a una Perugia d'altri tempi che rivive nelle atmosfere di questo caffè. "Il nostro desiderio più grande – hanno concluso i tre partner del progetto – è quello di rivedere le famiglie perugine varcare la porta di Sandri, magari per comprare le paste o i dolci della domenica, quelle per eventi particolari o semplicemente per vivere un momento speciale". Un desiderio che si realizzerà a breve. Fonte com abstract