Quest'assise della Chiesa umbra si inserisce nel Cammino sinodale delle Chiese in Italia che dà spazio all'ascolto e al racconto della vita delle persone, delle comunità e dei territori. Nel saluto iniziale di benvenuto l'arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo ha detto che «siamo nuovamente riuniti in Assemblea non per un ascolto unilaterale, quale può essere l'acquisizione di informazioni, di dati e di analisi accurate della realtà, ma per un tempo di dialogo, di confronto, di scambio su convinzioni e pareri, anche diversi. Con l'intento di trovare sintonia nello stile evangelico, sinergia nell'impiego delle forze, simpatia e passione nel guardare la vita del mondo. Senza sognare soluzioni facili per una realtà complessa né cedere alla tentazione di diagnosi deprimenti; cercando piuttosto di individuare rimedi incoraggianti. Mons. Domenico Sorrentino vescovo di Foligno e di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino ha presieduto la preghiera iniziale di invocazione allo Spirito Santo. "Nel brano degli Atti degli Apostoli (Atti 18, 23-28) che abbiamo ascoltato – ha evidenziato mons. Sorrentino - emerge la dinamica dell'evangelizzazione: strada, chiesa, casa. L'evangelizzazione e il cammino sinodale hanno bisogno di tutti e tre questi elementi: la strada che esprime il dinamismo dell'annuncio, la casa che esprime l'esperienza di relazioni calde di umanità e di fede, la chiesa dove ci si raduna per sentirsi popolo e comunità credente». Momento centrale dell'incontro è stata la riflessione di mons. Erio Castellucci vescovo di Modena-Nonantola e Carpi, vicepresidente della Conferenza Episcopale italiana, che partendo dall'attuale situazione storica e sociale della Chiesa in riferimento alle crisi che segnano il mondo, dalla guerra alla pandemia, dalle povertà alla questione ecologica, dall'immigrazione all'integrazione, ha evidenziato come «la crisi è una dimensione della vita che va abitata e gestita. Non possiamo vivere pensando di schivare le crisi. Il primo modo di affrontarle è la gioiosa fraternità, nella consapevolezza dei problemi e nella capacità di affrontarli instaurando delle relazioni gioiose e profonde. Una fede lamentosa, infatti, non produce frutti. Il lamento c'è e – ha sottolineato Castellucci - serve come segnalazione di ciò che manca, ma nelle comunità deve essere presente in modo più incisivo la gioia del Vangelo. Una comunità fraterna, in un cammino di crescita condivisa, è più interessata a cogliere le ricchezze dell'altro, piuttosto che evidenziarne i limiti. Abstract fonte com