Il rischio è che la resilienza produttiva dimostrata delle imprese industriali fino a questo momento non duri a lungo, perché i margini sono sempre più ridotti a causa dei rincari di tutte le commodity che hanno un impatto devastante sui costi delle imprese, rendendo antieconomico per alcuni settori continuare la produzione. Tutto ciò inevitabilmente avrà ricadute anche in termini di tenuta occupazionale per i dipendenti e tutele economiche per le loro famiglie. "Ora però il baratro economico e sociale è a un passo - ha aggiunto il Presidente di Confindustria Umbria - e le analisi sul perché si è giunti a questo punto sono tardive e poco utili. Allo stesso modo predicare soluzioni di medio-lungo periodo è tanto suggestivo quanto evanescente. Oggi parlare di transizione ecologica è evidentemente un modo per nascondere il problema. La svolta green è certamente importante, ma richiede tempi non compatibili con l'emergenza. Una emergenza che è qui e ora e che qui e ora va arginata dal Governo. È necessario introdurre misure ed azioni che possano ridurre concretamente e in modo strutturale il costo dell'energia e contestualmente prorogare i termini degli interventi fino ad ora emanati dal Governo, garantendo un orizzonte almeno annuale. Solo in questo modo sarà possibile fornire agli operatori certezze per consentire di programmare le attività. Auspichiamo, infine, che, in tema di politica energetica, sia la Comunità Europea a individuate soluzioni comuni e soprattutto coordinate anche per evitare che autonome decisioni nazionali penalizzino quei paesi energeticamente più deboli alterando di fatto il libero mercato e indebolendo o avvantaggiando aziende di comparti produttivi a seconda della nazione europea in cui risiedono e producono. In tal senso sosteniamo l'individuazione, prioritariamente in maniera coordinata su scala europea, di meccanismi in grado di limitare le oscillazioni del prezzo del gas e misure volte a modificare la valorizzazione dell'energia elettrica da fonti rinnovabili". Fonte com abstract