Nel 2006, quando indisse il Sinodo diocesano, scrisse: «Il Sinodo avvia i sacerdoti, religiosi e laici in un cammino insieme, che sia vera missione tra i cristiani e di confronto-dialogo con i "distanti"... Non è un esame di tutta la vita della diocesi nella sua ripartizione classica di catechesi-liturgia-carità, ma solo una puntualizzazione sulla dimensione missionaria della nostra Chiesa in rapporto all'evangelizzazione». A tracciare un significativo ricordo di mons. Chiaretti e' suor Roberta Vinerba, teologa e preside dell'ISSRA di Assisi, dinanzi al quale, il 3 ottobre 1999, giorno del "transito" di san Francesco, tenne la professione dei voti di religiosa francescana diocesana. «Ricorderemo mons. Giuseppe Chiaretti – scrive –. Ricordare, attività che gli antichi imputavano al cuore che era ritenuto essere la sede della memoria. Un anno fa, il 2 di dicembre, il vescovo emerito della nostra Chiesa perugino-pievese compiva il suo transito da "questa bella aiuola del creato (che ho amato e desiderato sempre più ricca di giustizia, di bontà, di onestà, di fraternità) per tornare alla patria definitiva: la 'casa' e il 'cuore' di quel Dio che Gesù mi ha fatto conoscere come Padre che ama e perdona" (Chiaretti, testamento spirituale)». «Lo ricordo con la memoria del cuore e la certezza che è vivo – conclude suor Roberta –. Non è un ricordo retorico, mesto. Nostalgico sì. Ma mesto no. Perché Chiaretti è vivo in Cristo. Ne fa certezza le tante volte che in questo anno l'ho sentito vicino ed efficace nell'aiuto. Una paternità che non è per nulla esaurita e che per me e per la diocesi tutta, continua nella preghiera che certamente, dal cielo, fa per noi». Abstract fonte Com. Stampa a cura di Riccardo Liguori