Agli italiani di origine ebraica fu sottratta, da un giorno all'altro, la cittadinanza, cioè l'appartenenza allo Stato. Tra tutti questi innocenti vi erano numerosi volontari e decorati della prima guerra mondiale, vi erano protagonisti della vita sociale, culturale, economica dell'Italia. Vennero espulsi dall'esercito, dalla pubblica amministrazione, dalle scuole e dalle università. Fu loro vietato l'esercizio della libera professione. I loro libri, le loro opere d'arte vennero bandite e bruciate. I beni confiscati. Come ha ricordato, nei giorni scorsi, Ferruccio De Bortoli, "senza memoria non c'è giustizia". Il valore della Memoria non si esprime soltanto nel ricordo, doveroso e partecipe, delle vittime e delle disumane sofferenze loro inflitte. Ma è espresso nell'impegno che – alla fine della Seconda Guerra mondiale – gli uomini liberi e gli Stati democratici presero, sulle ceneri di Auschwitz, per dire mai più. Un impegno che oggi ci unisce e ci interpella. Mai più a un mondo dominato dalla violenza, dalla sopraffazione, dal razzismo, dal culto della personalità, dalle aggressioni, dalla guerra. Mai più a uno Stato che calpesta libertà e diritti. Mai più a una società che discrimina, divide, isola e perseguita. Mai più a una cultura o a una ideologia che inneggia alla superiorità razziale, all'intolleranza, al fanatismo. I principi che informano la nostra Costituzione repubblicana e la Carta dei Diritti Universali dell'Uomo - ha continuato il Capo dello Stato - rappresentano la radicale negazione dell'universo che ha condotto ad Auschwitz. Principi che oggi, purtroppo, vediamo minacciati nel mondo da sanguinose guerre di aggressione, da repressioni ottuse ed esecuzioni sommarie, dal riemergere in modo preoccupante - alimentato dall'uso distorto dei social - dell'antisemitismo, dell'intolleranza, del razzismo e del negazionismo, che del razzismo è la forma più subdola e insidiosa. Autorità, gentili ospiti, cari ragazzi - il discorso di Mattarella - , le origini, lo sviluppo, le cause e le nefande conseguenze dell'avvento delle ideologie e dei regimi nazifascisti nel Vecchio Continente sono stati analizzati, interpretati e discussi sotto la lente di studiosi delle più diverse discipline: storici, filosofi, psicologi, giuristi, sociologi, economisti, politologi, teologi. La ricerca sulla Shoah continua a produrre, incessantemente, contributi nuovi e rilevanti. Ma osservando, dall'alto e a distanza crescente di anni, il baratro di abominio e perversione culminato nelle camere a gas e nei forni crematori, si viene tuttora colti da un senso di smarrimento, di impotenza, di incredulità. «Eventi incredibili - scrisse Luigi Meneghello - e insieme orribilmente documentabili.» I cancelli di Auschwitz si spalancano tuttora sopra un abisso oscuro e impenetrabile di cancellazione totale della dignità dell'uomo: il buio della ragione che, come avvertiva Goya, genera mostri. Auschwitz – punta emblematica di un sistema e di un'ideologia perversi - è dunque il simbolo della mancanza di luce e di speranza, della negazione dell'umanità e della vita, l'indicibile, il non-luogo per antonomasia. Un biglietto di una tra le tante vittime sconosciute, seppellito e ritrovato nei pressi dei crematori di Auschwitz, ammonisce e insegna ancora: «Sapete cosa è successo, non lo dimenticate, e tuttavia non saprete mai." Il loro censimento in quanto ebrei favorì la successiva concentrazione nei ghetti o nei campi di detenzione e consentì ai carnefici nazisti di portare a termine l'infame opera di deportazione, su vagoni bestiame, verso le fabbriche della morte: i campi di Auschwitz-Birkenau, Chelmno, Belzec, Sobibor, Treblinka e tanti altri. Abstract dal discorso di Mattarella Quirinale pp