"Non si contano le volte in cui non mi sono sentito all'altezza, in cui ho provato angoscia difronte ad una chiamata troppo alta per me...", riconosci, ma subito aggiungi: "Il Signore, però, non mi ha mai abbandonato". Porta in mezzo alla nostra gente questo sguardo di fiducia. Non abbiamo bisogno di eroi, ma di credenti umili – continua l'omelia - che si lascino continuamente plasmare dal Vangelo, fino a essere segno e strumento dell'amore di Dio tra gli uomini, capaci di comprenderne e di accoglierne le vicende, di accompagnarle con la preghiera e con la vicinanza solidale."Sento affiorare in me un desiderio di servizio sempre più profondo – scrivi ancora – da esercitare specialmente nel ministero della Riconciliazione per far sentire l'amore gratuito, immeritato ed incondizionato di Dio a chi torna a Lui".All'umanità, alla quale la nostra Chiesa ti invia, porta questa compassione; le tue mani si levino per benedire, per liberare dal peso della colpa, per aiutare a riconciliarsi con la propria storia ferita; prenditi cura delle persone che ti sono affidate; in mezzo a loro sii segno della presenza del buon Pastore. Abbiamo bisogno di preti che vogliano bene alla gente, con generosità e senza alcun altro interesse. Non temere e non perderti d'animo davanti alle difficoltà, all'indifferenza, alle critiche, specie se gratuite e ideologiche. Non sentirti mai solo. Sappi riconoscere con gratitudine e non dimenticare mai quanti la vita ti ha posto accanto. Il primo pensiero va alla tua famiglia e, quindi, al Seminario, ai suoi formatori e ai tuoi compagni, a don Gino, il parroco che ti ha accolto. A sua volta, la numerosa presenza di presbiteri e diaconi a questa celebrazione esprime una fraternità che è un bene essenziale. Non è un single, il presbitero; anzi, quando un prete si isola, perde la sua identità: può fare, allora, anche belle cose, ma rischia di legare più a se stesso che al Signore; di preoccuparsi più del consenso, che della verità; di essere servito, più che di servire... Nella tua lettera, scavalcando ogni timore, concludi: "Penso che sia maturo il tempo per dire: Eccomi, manda me". Noi accogliamo con gioia questa tua disponibilità. Sentiti avvolto e sostenuto dalla preghiera e dall'affetto della Chiesa, dei confratelli, dell'intero popolo di Dio. Don Ivan Maffeis, vescovo