Cacciari ha ricordato quanto sia realistico e crudo il racconto dell'Esodo, la cui lettura non può essere allegorizzata: è un racconto di un popolo, quello ebraico, liberato dalla schiavitù dell'Egitto per poter essere capace di osservare la Legge di Dio. Perché questo sia possibile, ha detto il filosofo, è necessario un Dio che libera, o, meglio, che costringe alla libertà, perché «noi non nasciamo liberi», ci educhiamo alla libertà e siamo educati alla libertà: «La speranza più alta, giungere alla Terra, si ottiene attraverso la lotta più dura. L'antropologia biblica non attribuisce all'uomo nessuna naturale tendenza alla libertà. La sua è piuttosto una naturale schiavitù». La lectio di Massimo Cacciari ha trattato poi delle tensioni tra Mosè, il fratello Aronne, e il popolo di Israele, che non "vede Dio" faccia a faccia come Mosè, ma può solo vedere segni naturali, che non hanno nulla di divino, come quelli che si potevano vedere in Egitto: si spiegano così i continui rimpianti per quella terra di schiavitù. La Terra promessa per i "futuri". La parte centrale della lectio di Cacciari riguarda proprio la Terra promessa: dov'è questa terra? E perché Mosè e la sua generazione non vi entrano, ed è accessibile solo per i "futuri", per i "non ancora"?. Il prossimo appuntamento. La lectio del filosofo – che si può riascoltare e scaricare sul sito www.lapartebuona.it – ha inaugurato in modo magistrale la lettura di un libro biblico ancora attuale. Il prossimo appuntamento, che approfondirà la prospettiva ebraica dell'Esodo, si terrà a Monteripido (salone san Francesco), a Perugia, lunedì 4 dicembre, alle ore 19.00, con il rabbino capo di Firenze, rav Gad Piperno. Usdi Pg / fonte com abstract